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  • OMELIA Pasqua di Risurrezione del Signore anno A

    «Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". 3Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti».

    «Il primo giorno della settimana» (v. 1). Letteralmente sarebbe: «Il giorno uno». Oggi inizia una creazione nuova! Questo giorno uno che non avrà più fine, entro al quale succedono tutti i nostri santi giorni, è il giorno uno della creazione (cfr. Gn 1,1), il giorno nel quale Dio fece la luce, e le tenebre scomparvero.
    Oggi, Cristo luce del mondo (cfr. Gv 8, 12), vincitore sulla tenebra, splende sulle nostre tenebre vincendole per sempre. D’ora in poi non vi sarà più per noi un luogo di morte che non sia sottratto alla morte.

    Il protagonista del Vangelo di oggi è il sepolcro; la tomba ha cessato di essere quel luogo dove la nera signora teneva prigionieri i suoi figli illegittimi; il sepolcro oggi s’è trasformato in stanza nuziale!
    Oggi, giorno della risurrezione di Cristo, ogni tomba è divenuta luogo dove l’umanità «come sposa adorna per il suo sposo» (Ap 21, 2) può unirsi al suo amato, Cristo lo sposo, per divenire con lui come una cosa sola!
    Infatti, in questo brano il sepolcro è la stanza nuziale dove madre terra accoglie lo Sposo, il Dio che si è riposato in essa, per germinare poi un’umanità nuova dato che proprio questa umanità è destinata – da sempre – ad entrarvi a causa della morte.
    In questo ex luogo di morte, ora gli amanti di Cristo vi trovano lenzuola di lino ben stese, libbre e libbre di profumo, insomma tutto il necessario per una splendida notte d’amore.

    La prima a giungere all’appuntamento è Maria Maddalena. La donna che ha amato profondamente l’uomo Cristo Gesù, il suo sposo, e ora torna là dove il seme è caduto ed è marcito, forte di quella parola chissà quante volte udita dalla bocca del suo amato: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto» (Gv 12, 24). Maria va dinanzi a quel sepolcro perché proprio là è stato deposto il seme, perché sa che l’amore non tradisce, è fedele e quelle parole sono di una verità feconda. Maria Maddalena ora può raccogliere il frutto.

    Al luogo delle nozze, giunge poi il discepolo amato (v.4); egli arriva prima di Pietro, quasi ad insegnarci che l’amore sa attendere, aspetta sempre l’altro. Non si può far esperienza del Risorto da soli! È la comunione, il prendersi cura dell’altro che ci fa fare esperienza della resurrezione (cfr. 1Gv 3, 14). Dio sarà presente là dove ci son persone che si sanno aspettare, riconoscere e amare.
    Egli «Vide i teli posati là», letteralmente distesi. Il letto nuziale è pronto! Da Gv 19, 39 sappiamo che sono teli impregnati da 100 libbre di profumo, ovvero circa trenta chili di mirra e di aloe! Giovanni sta contemplando più di un sepolcro: quello è il luogo preparato per me, la stanza nuziale già pronta, in modo che quando vi ci andrò, si compirà per me un’unione che durerà per sempre.

    Ora è la volta di Pietro. Entra (vv. 6.7), e anch’egli vede i lini stesi e in più il sudario non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Questo oggetto, propriamente funebre, questo elemento di morte, è riposto in altro luogo, non c’entra più nulla in quel sepolcro trasformato in talamo nuziale.

    In questo giorno uno, dove non vi è più la morte ma solo luce per sempre e ri-creazione, anche quel sepolcro che tutti andremo a conoscere – perché la morte ci visiterà tutti – diviene luogo di vita e di festa perché luogo dell’incontro. Quando vi entreremo saremo deposti su di un letto nuziale, e ci adageremo con lo Sposo che ci ha preceduto; vi troveremo Cristo Sposo che ci attende lì per unirsi a noi, comunicandoci vita per sempre.
    In questo giorno uno, ogni situazione di morte che sperimenteremo, ogni realtà segnata dal limite, dal dolore, dalla sofferenza, ogni nostro giorno che potrà assumere una parvenza di morte, si sarà trasformato finalmente in luogo di incontro, di vita e di risurrezione.

    Oggi la morte è stata sconfitta, ha perso il suo pungiglione che colpiva le sue vittime (cfr. 1Cor, 15, 55); oggi è scemata per noi la paura di finire nel buio, nel non senso, nell’abbandono.
    Oggi Dio si è ricordato di me suo figlio amato.
    Per questo ha fatto risorgere per me l’amato suo Figlio.