OMELIA 12a Domenica Tempo Ordinario. Anno A

«Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! 32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». (Mt 10, 26-33)

 

Gesù ci racconta, ancora un volta, il vero volto di Dio. Non un Dio della paura, ma passione amorosa di cui dobbiamo e possiamo fidarci. Troppo spesso – ieri come oggi – è stato dipinto e predicato il Dio tremendo nella sua maestà, giudice inflessibile e castigatore.

Il Vangelo di oggi, attraverso l’immagine dei passeri, ci rassicura: possiamo non avere paura di Dio, perché lui, che si prende cura anche del più piccolo passero, a maggior ragione si prende cura di ciascuno di noi, suoi figli.

«Eppure nemmeno uno di essi [passeri] cadrà a terra senza il volere del Padre vostro» (v. 29b). Letto così, questo versetto sembra però dire che è volere di Dio che un passero muoia. Fuori di metafora, stando al testo, saremmo autorizzati a pensare che è volere di Dio la morte di qualcosa o di qualcuno, che è lui a volere ad esempio la morte di un bambino o a provocare – o semplicemente permettere –  una malattia in grado di stroncare una vita nella sua pienezza, insomma, il vecchio adagio: «Non cade foglia che Dio non voglia». Ma allora, stando così le cose, non è ancora questo il Dio della paura, dell’angoscia da cui difendersi e in ultima analisi da negare?

Infatti il Vangelo non dice assolutamente questo. E il proverbio riportato rimane un’autentica idiozia. La traduzione – purtroppo ancora quella recentissima del 2008 – è errata. Il testo originale, tradotto letteralmente, suona così: «Uno [dei passeri] da essi non cadrà, senza il Padre di voi». Qui non parla di ‘volontà’ del Padre, ma semplicemente che un passero non cadrà a terra senza Dio, ossia lontano da lui, senza che lui ne sia coinvolto, partecipe.

Il nostro Dio, ci insegna Gesù, non può farci nulla contro la morte, la sofferenza, la violenza, la malattia. Il mondo, con tutto ciò che gli è proprio, va per la sua strada. Dobbiamo riconciliarci con un Dio debole e impotente nei riguardi delle cose del mondo. Semplicemente perché lui è l’amore ed è onnipotente solo nell’amore. E l’amore non si sostituisce mai all’uomo, non lo scavalca. L’amore non preserva dal male, ma sta dalla parte dell’amato in quel male. Dio non ci salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza; non ci toglie dalla croce ma vi sale con noi per starci accanto. Il nostro Dio è il Dio-con-noi.

Tutto accade, tutto si svolge nel mondo secondo un copione che non è dato comprendere e modificare, ma noi sappiamo altresì che alla fine ‘nulla andrà perduto’, tutto sarà recuperato perché tutto è contenuto nelle sue mani, perché pregno di lui.

«Dio non si colloca tra salute e malattia, ma tra disperazione e fiducia. Dio sta riflesso più profondo delle lacrime, per moltiplicarne il coraggio. Non placa le tempeste, dona energia per continuare a remare dentro qualsiasi tempesta. E noi proseguiamo nella vita per il miracolo di una speranza che non si arrende, di cuore che non disarmano» (E. Ronchi).

Solo di un Dio così possiamo non avere più paura.

 

“Tutto è dove deve essere e va dove deve andare: al luogo assegnato da una sapienza che (il cielo sia lodato!) non è la nostra” (Oscar Milosz).