OMELIA 1a domenica di Quaresima. Anno A

«Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane».4Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».
11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano» (Mt 4, 1-11)
Nel racconto, evidentemente ‘mitologico’, Gesù viene tentato dal ‘diavolo’, colui che separa, il divisore, o meglio, quella forza che mettendolo con le spalle al muro, lo costringe a scegliere da che parte stare. Decidersi – senza appello – da che parte stare, e a favore di chi stare, questo è il significato profondo della tentazione: decidere se stare dalla parte del mondo col suo trittico fatto di potere, possesso e successo, o dalla parte dell’uomo, riconosciuto come fratello.
O dalla parte di un piccolo dio lassù in cielo che reclama sacrifici, offerte e condotte esemplari, o dalla parte degli uomini strada maestra per l’incontro col divino. O con gli occhi rivolti all’insù, o in contatto con la parte più intima di noi stessi per fare esperienza dello Spirito che ci abita.
Gesù ha deciso e si è messo dalla parte degli uomini. Sempre. Anche quando quei ‘diavoli’ dei sacerdoti, dei farisei, e dei pii religiosi lo spingevano a mettersi dalla parte di un dio assetato di onori, primazia, esclusivismo.
Gesù nel deserto, come nuovo Adamo, ha mostrato che ci si può decidere per un modo nuovo di relazionarsi con il potere, con gli oggetti, con le persone, e con Dio; di instaurare nuovi stili di vita, e di fare esperienza di uno Spirito libero e liberante che soffia dove vuole, fuori anche dai recinti sacri di una religione. Che è possibile vincere perdendo e morire per rinascere nuovamente. Che è possibile vivere senza l’obbligo di crearsi nemici, ma di accogliere l’altro nella sua alterità, di ospitarlo dentro di sé, trasformandolo attraverso la forza del bene. Che non occorre essere buoni, ma venire alla luce di sé interamente. E che non è necessario credere in un Dio onnipotente che preserva dalle tentazioni, dai pericoli o dalle tragedie della vita, ma fidarsi di un Amore che all’interno della vita libera dal male impedendogli di essere l’ultima parola sulla vita stessa.