OMELIA 2a Domenica dopo Natale anno B

«In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era, in principio, presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
6Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
11Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
12A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato
». (Gv 1, 1-18)

 

 

«In principio Dio creò il cielo e la terra. 2La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gn 1, 1).

 

«In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio
» (Gv 1, 1).

 

Giovanni, di cui oggi leggiamo il Prologo – vertice da vertigine del suo Vangelo – ci fa memoria che all’origine di noi e della creazione tutta c’è il Verbo, la Parola di Dio, il Figlio unigenito, Gesù.

Ma ‘in principio’ non vuol dire ‘inizio’. Le cose della storia e del mondo hanno un inizio. Il mondo di Dio e le cose di Dio hanno un principio. La differenza? La storia del mondo ha avuto un inizio che andrà a spegnersi e a consumarsi nel suo punto di arrivo. La storia di Dio parte dal fondo, dal punto di compimento, il punto Omega e viene in avanti, verso di me. In un certo senso, l’essere prende il via dal suo culmine futuro.

In Apocalisse, Gesù si definisce «L’Alfa e l’Omega. Colui che era, che è e che viene» (Ap 1, 8). Dio, attraverso Gesù si rivela a noi venendo incontro all’uomo, da vincitore. Egli ha già riportato la vittoria sul male, la morte e il non-senso. Gesù con la sua morte e risurrezione è già divenuto per noi salvezza; l’aldilà del mondo ora fa irruzione nell’aldiquà apportandovi pienezza. Per cui egli è già il compimento della storia. Egli viene incontro ai figli amati, come sole che sorge da Oriente, per illuminarli, scaldarli e ri-orientarli. Ora ci viene chiesto solo di accogliere colui che viene a visitarci. E chi lo accoglie diventa figlio di Dio (Gv 1, 12).

Dio si rivela venendomi incontro, per forza di ‘attrazione’. E attraendomi a sé, mi fa crescere, sino alla mia pienezza. Come una madre che sta davanti al suo bimbo, che con le braccia allargate lo invita a raggiungerla per farlo crescere e al contempo abbracciare.

 

Per il mondo, il tempo che ha dinanzi si chiama futuro, mentre per l’uomo di Dio il tempo che si dipana si chiama avvenire. Per il primo è un tendere verso l’avanti, per il secondo è la pienezza che gli viene incontro e in questo modo l’istante presente, il quotidiano si approfondisce riempiendosi di futuro, sino al giorno in cui ne sarà colmato definitivamente tanto da infinitarsi.

 

«E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3, 18).

Cristo la luce, dal suo punto di arrivo – cuore di Dio e pienezza massima – ci attrae colpendoci col suo splendore, facendoci in questo modo crescere e venire alla luce di noi stessi: «Voi non siete più nelle tenebre… voi tutti siete figli della luce» (1Ts 5, 4s.).

E qui si compie un misterioso capovolgimento: la nostra vita che di per sé è un lento morire e un ingrato disfarsi, grazie a tutto ciò diviene un lento ma inarrestabile ascendere alla luce, alla vita, alla verità di me.