OMELIA Ascensione di Gesù. Anno C

Lc 24, 46-53

I discepoli dopo l’ascensione di Gesù avvenuta a Betania, scendono a Gerusalemme, simbolo di ogni città, del quotidiano, della vita insomma, e lì – dice il testo ‘stanno sempre nel tempio lodando Dio’ (v. 53). Occorre comprendere bene cos’è questo tempio di cui si parla. Non è certo quello in muratura – tra l’altro già distrutto da circa quindici anni quando Luca scrive –, dove magari trovare rifugio e protezione da un mondo cattivo.
Il tempio è la dimora di Dio con gli uomini, la stessa città di Gerusalemme, definita in Apocalisse come ‘nuova’ (Ap 21, 2), in cui – tra l’altro – non esiste più alcun tempio! (Ap 21, 22). Questo significa che con la mia vita, il mio vivere la quotidiana avventura sono il tempio di Dio: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1Cor 3, 16). Con l’avventura terrena di Gesù, dall’incarnazione all’ascensione, non possiamo più separare l’umanità e Dio.
Per cui con l’ascensione Gesù da una parte ci apre alla consapevolezza che siamo una cosa sola con la divinità, come l’onda è cosa sola col mare anche se distinta, dall’altra ci ricorda che per fare sperienza di questa unione, occorre entrare nel vivo delle dinamiche terrene, delle relazioni umane, nella cura dei fratelli.
Sì, oggi se vogliamo fare esperienza di Dio, occorre vivere e frequentare un tempio tutto particolare. Non più quello dove vige la logica del commercio, fondato sul dare e avere nei confronti della divinità, sulle pratiche religiose, le osservanze di leggi e precetti, il tutto condito da un po’ di sentimentalismo lacrimogeno. Gesù ci ha insegnato a stare al mondo senza bruciare incensi a nessuna autorità, religiosa o civile che sia. Tutto questo fu spazzato via quando Gesù stesso scacciò con forza dal tempio tutti i suoi commercianti (cfr. Lc 19, 46). Non sarà mai infatti l’ottemperanza ad una legge ad assicurarci la salvezza, tra l’altro Gesù è il «crocifisso secondo la Legge».
Il ‘tempio altro’ in cui siamo chiamati a dimorare è cominciare a vivere ‘da Dio’, essendo noi ormai un’unica realtà con lui, facendone esperienza in tutti i poveri cristi uccisi secondo le leggi, civili o religiose che siano.