OMELIA Battesimo del Signore. Anno B

«[In quel tempo Giovanni Battista ] proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. 9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”» (Mc 1, 7-11)

La festa di oggi, con la quale si chiude il tempo liturgico del Natale e si apre quello detto Ordinario, fa memoria del battesimo di Gesù, vissuto sulle sponde del fiume Giordano e raccontatoci dall’evangelista Marco.

I Padri della Chiesa amavano definire lo specchio d’acqua nel quale Gesù si è immerso per poi riemergere, un sepolcro liquido. Lessero l’evento del battesimo come una chiara anticipazione della morte e risurrezione di Gesù.

Intuizione splendida, perché coglie pienamente ciò che è il battesimo di Gesù, ma soprattutto riprendere la lettura che Gesù stesso fa di ciò che ha vissuto, ossia di un evento di morte e risurrezione. Poco prima della passione, morte e risurrezione Gesù afferma infatti: «Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!» (Lc 12, 50).

San Paolo rileggerà tutto questo riferendolo alla vita del cristiano. L’apostolo si domanda: il battesimo di Gesù quale riferimento ha con la vita dell’uomo? Il battesimo del cristiano, che cosa ha a che fare col battesimo di Gesù?

 

In Corinzi Paolo scrive: «Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro» (2Cor 5, 15). Cristo è morto e risorto per me, ha vissuto il suo battesimo (evento di morte e risurrezione) a mio vantaggio. Questo cosa comporta per la mia vita? Il mio essere battezzato mi fa essere partecipe di Cristo stesso, della sua vittoria, della sua risurrezione, perché il mio battesimo mi immerge nel suo! «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?» (Rm 6, 3); e ancora: «quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3, 27).

Il cristiano ora vive la sua vita in comunione con la vita di Cristo; forma un corpo solo con lui: «Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. […] Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra» (1Cor 12, 13.27). Siamo, già ora, nel nostro quotidiano corpo di Cristo!

Se intuissimo soltanto la portata di questo evento, crescessimo nella consapevolezza di cosa siamo divenuti partecipi con il nostro battesimo, vivremmo in un atteggiamento frammisto di estasi e ringraziamento.

Cominceremo a leggere diversamente la nostra vita, il nostro quotidiano, la nostra stessa morte, non più percepita come la fine di tutto, ma inizio di vita nuova. Infatti sempre Paolo ci ricorda che «se moriamo con lui, vivremo anche con lui» (2Tm 2, 11). La nostra vita è solo esteriormente un disfarsi (come accennavamo nel commento del Vangelo di domenica scorsa), ma in realtà la nostra persona va maturando, col tempo diventa ‘matura’, si va compiendo sino al giorno del compimento totale che sarà il giorno della nostra morte, il dies natalis, il giorno della nascita.

Ma non solo, il battesimo di Gesù, costituito dalla sua morte e risurrezione (simboleggiato dall’immersione nell’acqua – morte – ed emersione dalla medesima – risurrezione –), ci ha ricordato Paolo nella seconda Corinzi, ci ha messo in grado di non vivere più per noi stessi. Ha vinto in questo modo la nostra malattia  fondamentale, di cui tutti siamo impregnati, ovvero quella dell’io, dell’autocentramento, dell’egoismo esasperato che ci fa vivere una vita morta e infernale. Ebbene, col mio battesimo, in quanto partecipazione al suo, sono in grado di vivere non più per me, ma per l’altro. Siamo stati guariti dal bisogno di togliere vita per sperimentarla in noi, dal dover negare l’altro per esaltare noi stessi, di schiacciare l’altro per esaltarsi.

Col battesimo finalmente possiamo dirci e vivere da viventi! Non siamo più esseri mortali ma risuscitati, come ci ricorda ancora Paolo quando scrive: «Consideratevi viventi per Dio in Cristo» (Rm 6, 11), e con questa consapevolezza ci commuoviamo perché sappiamo che la nostra vita è ormai: «nascosta con Cristo in Dio. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17, 28).