Lc 23, 35-43
«È re non chi ha autorità sulle persone in virtù del suo potere, bensì colui che con la sua vicinanza è fonte di felicità; egli dispone come fosse naturale di tutto il ‘potere’ che una persona possa mai avere su un’altra, ma possiede tale potere proprio perché non intende rivendicarne per sé alcuno. Ciò che egli vuole, se è veramente re, è soltanto promuovere la vita dell’altro» (E. Drewermann).
«Tu sei re?» chiese Pilato a Gesù nell’ultimo interrogatorio prima della fine. E Gesù non negò.
Sì, Gesù è ‘re’, ma la sua regalità è uno scarto, una soglia: non appartiene ai palazzi di questo mondo, né all’odore del potere che pretende di governare dall’alto. È un altro modo di stare nella vita.
È re perché rialza chi è caduto, perché restituisce dignità a chi l’ha smarrita lungo la strada. È re quando si china sulla polvere e solleva i deboli, i fragili, gli esclusi che non si sono mai sentiti “a posto”, “puliti”, degni di nulla. È re quando scioglie le catene di colpe antiche, quando spezza i pesi messi sulle spalle da sacerdoti che confondono ordine con purezza, legge con vita.
È re quando rimette in piedi i “paralitici” dell’anima: coloro che non riescono più a muovere un passo perché intrappolati da paure, fallimenti, sensi di colpa che sembrano non finire mai. Insomma, la sua regalità apre sentieri di libertà.
A chi lo segue chiede una postura regale: vivere il presente come luogo di costruzione di un regno nuovo, condividere invece di trattenere, offrire la vita invece di consumarla, rompere norme sterili invece di imporle, servire invece di servirsene.
Il vero re non è colui che proclama la verità dall’alto, ma chi la fa accadere nella propria carne, nella quotidianità, nei gesti minuscoli che odorano di umanità.
In fondo, il re non è uno che non ha bisogno di nessuno: è un cuore che sa che l’amore si regge su una misteriosa reciprocità. Abbiamo bisogno dell’altro per scoprire la strada che porta a noi stessi, e quindi alla gioia che non delude.
Solo nell’amore donato e ricevuto si disvela chi siamo davvero. E lì, in quel varco di luce, il suo regno prende forma.
