OMELIA Pentecoste. Anno A

«La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». (Gv 20, 19-23)

Nella seconda lettura, Paolo rivolgendosi ai Corinzi scrive: «Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune» (1Cor 12, 4ss.).
È questo uno splendido inno alla diversità.
Dio è l’amore e amando non appiana, non rimuovere le differenze, le esalta.
Dove c’è omogeneità, laddove si afferma un ‘pensiero unico’, dove si parla una sola lingua – quella del potente di turno – e vi è un unico modo di vedere le cose e di vivere, si sta affermando di fatto una dittatura, seppure ammantata di bene.
Nei sistemi totalitari – compresi quelli religiosi – il diverso è ritenuto da sempre pericoloso, per cui lo si deve allontanare, mettere a tacere impedendogli di pensare, parlare, vivere la propria verità. Laddove invece si afferma il principio dell’amore, si moltiplicano i pensieri, le idee, ciascuno partecipa la sua ricchezza, la sua bellezza e tutto diviene fecondo.

L’amore si dà solo nella differenza. Meno facciamo esperienza dello Spirito in noi, più ci mostreremo insofferenti alle differenze con cui verremo a contatto, divenendo rigidi, intolleranti e violenti.
Adamo non accettò la differenza col suo Dio, e Caino non ammise la presenza-differente di Abele suo fratello. Le conseguenze le conosciamo.
Dove non si fa esperienza dello Spirito, si troverà sempre il modo di eliminare i diversi, vantandosi magari d’essere stati fedeli al proprio piccolo dio, monolitico e pesante come un macigno.
Lo Spirito attesta che il diverso non è più il nemico da cui difendersi o da sopprimere, ma ricchezza di cui godere proprio perché accolto nella sua diversità e lontananza, col suo carattere, il suo credo religioso o nel suo agnosticismo, col suo orientamento sessuale e il suo stile di vita.
S’imparerà così a fare dell’alterità il luogo dell’incontro, della festa e del perdono. Si accetterà finalmente che l’altro possa essere diverso da me, imparando pian piano la sua lingua straniera.