OMELIA SANTISSIMA TRINITÀ. Anno A

Gv 3, 16-18
«Se si chiede che cosa sono questi Tre, dobbiamo riconoscere l’insufficienza estrema dell’umano linguaggio. Certo si risponde: “tre persone”, ma più per non restare senza dir nulla, che per esprimere quella realtà». (Agostino, De Trinitate, V, 9, 10).
Forse, visto i danni provocati dallo smisurato blaterare su ‘Dio’, sarebbe stato meglio ‘non dir nulla’, come intuì molto più tardi il bravo Wittgenstein: «Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere». Per poter così esperire in quel Vuoto il darsi stesso del Mistero.
Dell’Essere o di Dio, possiamo solo fare esperienza, come il godere dei colori che emergono dalle cose, o l’ascolto della musica data dagli strumenti.
Dio-Trinità, il Mistero insondabile chissà, forse è il Fondo dell’essere, la creatività dell’Universo, la Bellezza del bello, la Bontà del bene, la Vita dei viventi, l’Informazione del Cosmo, l’Anima del mondo, la Coscienza dell’Universo, la tenerezza degli amanti, il Lievito della materia, l’Amore che mi chiede ad ogni istante d’esprimermi appieno e di afferrare la sacralità di tutto ciò che esiste.
Per questo motivo ‘credere in Dio’ – e nel Dio Trinità – è semplicemente un non-senso, dato che non può essere oggetto di un mero assenso intellettuale. Del Mistero se ne può fare esperienza, come lo straccio immerso nella tintura, per poi impegnarsi a vivere secondo la versione migliore di sé, sedendoci magari accanto alle donne e agli uomini che la storia ci pone sul cammino, per asciugare loro – secondo il bisogno – le lacrime ed aprire loro strade di futuro.
Solo allora ‘crederà’ nel Dio-Trino e Uno colui che crederà fermamente nell’uomo, nella sua profonda bontà, nella sua inalienabile dignità, nella sua totale irriducibilità.
«La conoscenza di Dio, secondo la Bibbia, è per equivalenza, genesi dell’uomo. Diventare davvero uomo e conoscere Dio sono una sola e medesima operazione. Conoscere Dio e vivere la vita umana perciò coincidono» (P. Ganne).