OMELIA V domenica di Quaresima. Anno A

Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». […].
Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. (Gv 11, 1-45)

«Un divino cui non corrisponda una fioritura dell’umano non merita che ad esso ci dedichiamo» (Dietrich Bonhoeffer). Questo Gesù lo comprese molto bene. L’unico motivo per cui merita dedicarsi a un Dio, è rinascere ad ogni istante, partorirsi nuovamente. Infinite volte.
Per i motivi più disparati, donne e uomini si ritrovano spesso sepolte vive in sepolcri esistenziali. Senza più luce e prospettive, tutto pare scivolare nell’indistinto, ogni giorno è uguale all’altro, e non un amore che chiami fuori da quella tomba di morte.
Gesù queste persone le ha incontrate, abbracciate e amandole ha detto a ciascuno: ‘Vieni fuori’, torna a guardare il mondo, sappi che tu sei degno di essere protagonista della tua vita, sei prezioso, vali!
‘Vieni fuori’ dalla prigionia della condanna in cui ti sei rifugiato o ti hanno relegato, fatti cadere d’addosso le bende dei sensi di colpa che ti tengono avvinto, torna a respirare profondamente.
‘Vieni fuori’ dalla convinzione – in cui gli altri ti hanno recluso – che sei amabile solo se te lo meriti, e accettabile solo per via di prestazioni.

Sì, Gesù era convinto che ciò di cui necessita l’umano, è solo il sentirsi amato, come il sole per il fiore; che l’unico modo per sopportare la vita e l’angoscia è poter fare esperienza di una voce amica che gli dica: ‘vieni fuori’, ci sono io, non temere. Che l’unico modo per smettere di avere paura è una voce che risponda al proprio grido nella notte.
Gesù ha mostrato che solo attraverso l’esperienza di un amore del genere è possibile fare esperienza di Dio.
Gesù è stato la ‘rivelazione’ di Dio perché come uomo ha permesso a donne e uomini di uscire dalla propria prigionia esistenziale e di tornare a rinascere, a prendere il volo, indipendentemente dall’età e dalla propria condotta morale.
Gesù ci ricorda che tutti noi possiamo essere una ‘magnifica presenza’, in cui Dio stesso si rivela, nel momento in cui accostando vite che sembrano destinate solo alla morte, le facciamo vibrare di un presentimento di eternità.
Tutti abbiamo esigenza di un amore che si avvicini e ci dica: ‘vieni fuori’. Sarà l’unico modo per credere nella risurrezione, perché fattane esperienza nella carne, quella carne che, perché avvolta dall’amore, non conoscerà più la morte.

«Ogni “amicizia” ci migliora e ci arricchisce, non tanto per ciò che ci dà, quanto per quello che possiamo scoprire di noi stessi. Ognuno di noi ha risorse inutilizzate, angoli dell’anima, cantucci e sacche di consapevolezza che se ne stanno addormentate. E possiamo anche morire senza averle scoperte, per l’assenza di uno spirito affine che ce le riveli. Noi tutti abbiamo sentimenti insoddisfatti e idee che possono essere attuate solo se viene qualcuno a risvegliarle. Ogni essere umano ha dentro di sé un Lazzaro che ha bisogno di un Cristo per risorgere. Sventurati quei poveri Lazzari che giungono al termine della propria vita senza incontrare un Cristo che dica loro: “Alzati!”». (Miguel de Unamuno)