OMELIA VII domenica del Tempo Ordinario. Anno C

Lc 6, 27-38

Il vangelo di oggi è una pagina di ‘ordinaria follia’. Come poter vivere così? Solo un Dio potrebbe farlo… Ebbe, Gesù invita proprio a vivere ‘da Dio’!
Sii luce nella tenebra, amore nell’odio; dove c’è ingiustizia apporta misericordia, rialza chi è caduto, credi sempre che la sconfitta non è l’ultima parola; da’ e non pretendere in cambio; ama gli altri come ‘vuoti a perdere’. Non giudicare, e fai dono del più grande dono: il perdono. E se ti scoprirai ad agire così, ossia ‘da Dio’, sappi che sei della sua medesima sostanza: ‘sarai infatti figlio dell’Altissimo’ (cfr. v. 35).
Agisci da Dio, ossia ‘Porta avanti la vita’, spezza le catene di chi si sente sbagliato, inadatto, sempre fuori luogo, soprattutto quando la Chiesa-istituzione triste e soffocante a vivere così non ce la fa. E se “la Chiesa scomunica, il cristiano continua ad andare a braccetto con chi è scomunicato. La Chiesa può condannare, dichiarare peccatore uno, metterlo sul rogo, e il vero cristiano brucia sul rogo con colui che è condannato. Perché il cristiano deve unicamente e solamente portare la vita” (Giovanni Vannucci).
Questa è dunque la nostra vocazione: ‘incarnare Dio’ nelle comuni circostanze dell’esistenza. Portare ed effondere Vita, fecondità, luce, essere antidoto alla morte. Perché ciò che poté affermare Gesù: ‘chi vede me vede il Padre’ (Gv 14, 12), ora possiamo dirlo da figli nella misura in cui amiamo i fratelli.
«La divinità si incontra laddove l’umanità diventa integra e profonda, quando si vede una persona senza difese e senza potere che è capace di darsi totalmente. Questo è il momento in cui il Gesù umano ci apre gli occhi a tutto ciò che significa Dio e ci permette di vedere tutto ciò che Dio è» (John Spong).