OMELIA XIX domenica del Tempo Ordinario. Anno A

«Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!» (Mt 14, 22-33)

Pietro vuole imitare Gesù e affonda.
La fede non è questione di imitazione ma d’identificazione. Non siamo chiamati ad imitare il Cristo, ma diventare Cristo. Imitare significa agire sul comportamento e gli atteggiamenti, sulla superficie, ma la sostanza, l’essere rimane indifferente. Uno scimpanzé giungerà anche a suonare un sassofono, ma non sarà mai un musicista.
Pietro vuole camminare sull’acqua perché crede che essere discepolo significhi compiere azioni eccezionali, e il risultato è tragico: annaspare nel vuoto.
Fede è ‘mollare la presa’ alle proprie convinzioni e sicurezze e ritrovarsi trasformati.
Pietro diventa discepolo non perché ha imitato Gesù ma perché gli ha teso la mano e si è lasciato riportare a casa. Solo l’amore è trasformante, non una morale.
Pietro diviene così immagine del discepolo che sperimenta sì la sconfitta e il limite, comprendendo però che la salvezza si risolve in un abbraccio previo.

Dopo il fallito tentativo, Gesù non dice a Pietro ‘uomo poco coraggioso’, ma ‘uomo di poca fede’ (v. 31).
Il contrario della paura non è il coraggio ma la fede. Dinanzi alle tempeste, agli sconvolgimenti esistenziali che ci percorrono, non è questione di mostrare più coraggio, ma un abbandono alla vita, al qui ed ora. Questo non significa esperire un Dio che agisce al posto nostro, o che ci toglie le castagne dal fuoco, ma un Amore che ci impregna, facendoci sperimentare al contempo insospettate energie interiori che alla fine scopriremo avere il medesimo nome di Dio.