OMELIA XVI domenica del Tempo Ordinario. Anno C

«Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”.
Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”» (Lc 10, 38-42)
Per Marta la presenza di Gesù in casa sua, è cosa scontata. Dopo anni di amicizia un’idea precisa del Maestro se l’è senz’altro fatta. Ormai sa tutto di lui. Maria invece è donna attenta, come se quella visita fosse la prima, e quel suo parlare avesse il sigillo di novità. L’amore non è mai scontato.
Quando l’amato diverrà prevedibile, l’amore sarà morto e la vita diventata routine.
Nella Bibbia il nome di Dio è ‘alterità’, per questo si fa accanto all’uomo come forestiero. Nella prima lettura di oggi Abramo accoglie il suo Dio sotto le sembianze di tre stranieri sconosciuti che gli fanno visita. Abramo gli accoglie lavando loro i piedi, saziandoli, dissetandoli e ascoltandoli.
Dopo essersi intrattenuto con questo Dio ‘altro’, il vecchio e sterile Abramo diventa padre.
Prendersi cura dei fratelli è aprirsi al Dio che viene a visitarci, per poi stupirsi che la vita è finalmente sbocciata. Il vero Dio sarà sempre per noi un Dio sconosciuto.
Quello racchiuso e definito in sterili dogmi, e in descrizioni catechistiche, si trasforma ben presto in un piccolo dio – idolo – che servirà solo a giustificare violenze e imporre carichi impossibili sulle spalle dei più fragili.
Agostino dice che ‘quando arriverai a farti un’idea di Dio, stai certo che quello non è più Dio’. Per questo la grande preghiera di Meister Eckhart si riduceva a: «Dio, liberami da dio».
«Dio è come una stoffa pregiata che si accomoda alla mano di chi la tocca. Ognuno l’ha toccata e le ha dato la sua forma» (Giovanni di Trasburgo).
Se ci facciamo l’idea di conoscere già a priori il suo pensiero, la sua parola, la sua azione, perché ritenutici come Marta suoi assidui frequentatori, uccidiamo lo Spirito che per definizione è sempre altro, e in grado di soffiare dove e come vuole. Dio si fa accanto a ciascuno attraverso volti sconosciuti, storie improbabili, vite ‘altre’, tradizioni spirituali e religioni diverse.
Il modo per incontrarlo è assumere l’atteggiamento di Maria. Sedersi in silenzio, e porsi in ascolto della ‘realtà’, qualunque essa sia. Aperti, accoglienti, senza pregiudizi verso tutti, perché sarà lì che Dio ci raggiungerà. Chi è in grado di apportarci ricchezza non sarà mai chi ci assomiglia, o i prevedibili, quelli che parlano e la pensano come noi. La ricchezza sta solo nella diversità.
Dovremmo ricordarci che lo straniero, il diverso, l’altro è sempre volto e sacramento di Dio, per questo che occorre vivere un’«apertura al barbaro: perché il barbaro è il volto di Dio nel nostro orizzonte» (Ernesto Balducci).