OMELIA XXVII domenica del Tempo Ordinario. Anno B

Mc 10, 2-16

«Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa» (Dt 24, 1).
Questa è la Legge di Mosè come è riportata nell’Antico Testamento. E Gesù la conosce bene. Ma ancor meglio Gesù sa cosa vuol dire ‘una donna mandata via di casa’ dal proprio marito-padrone: selvaggina, una donna morta.
Per questo motivo per Gesù non c’è Legge di Mosè che tenga, non c’è Legge divina che possa rimanere in piedi di fronte l’offesa ufficializzata ai danni dell’anello più debole e inerme di una società maschilista e brutale. Perché l’Amore desidera solo e sempre salvare la persona, la sua integrità, la sua dignità, il suo bene più profondo. Gesù non può permettere che una mentalità malata – pur di diritto ‘divino’ – possa distruggere una vita indifesa.
È solo con questo background che si possono comprendere le parole di Gesù: «dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (v. 9). Gesù qui non è contro lo statuto del divorzio! Egli si pone semplicemente dalla parte debole della società, di chi non conta, di chi è considerato abito da usare e corpo da abusare. Non è un caso che nei versetti successivi Gesù ribadisca tutto questo invitando e abbracciando proprio i bambini, secondo anello debole e ‘inutile’ di ogni società.
«L’uomo non divida…». Gesù invita a non dividere, a non scartare e allontanare mai una vita solo per il proprio egoistico e basso tornaconto. L’altro non può mai essere usato per soddisfare i propri bisogni e nemmeno per realizzare i propri sogni. Per questo Gesù invita a non dividere, perché dividere è il verbo della morte, in quanto la vita sta nell’unione delle diversità. La divisione è sempre diabolica: il diavolo (dia-ballo: colui che separa) è il divisore per antonomasia. L’amore (a – mors: antidoto contro la morte) invece accoglie, congiunge e unisce. E prende tra le braccia e benedice ossia dicendo bene dell’altro (cfr. v. 16).
Poi la storia di ogni giorno ci narra che possono verificarsi delle separazioni, delle divisioni, che vanno a sancire la fine anche di amori grandi e importanti. A quel punto, di fronte all’abisso del cuore umano, bisogna solo fermarsi con infinito rispetto, e ricordarsi che il Vangelo ci mostra un Dio che sposa e sposerà sempre le conseguenze dei nostri sbagli e delle nostre storie ferite.