Il santo è l’uomo integrato

Ho appena terminato di leggere “Francesco d’Assisi, una alternativa umana e cristiana”. Posso dire quanto di più bello e importante abbia letto sul poverello di Assisi. L’autore è Leonardo Boff – padre della Teologia della Liberazione – che scrisse il saggio in portoghese ormai nel lontano 1981. Tradotto in italiano da Cittadella nel 1982, oggi è fortunatamente ancora in commercio sempre per la medesima casa editrice. Un libro assolutamente non datato.

Impossibile riportare qui i numerosissimi spunti di riflessioni e suggestioni del grande teologo brasiliano. Una miniera inesauribile. Ma è da sottolineare soprattutto la capacità dell’autore di leggere il nostro mondo contemporaneo, alcuni aspetti della Chiesa e della vita cristiana alla luce del santo d’Assisi, sottolineando in particolare il rapporto inscindibile tra eros-pathos e agape, la differenza tra povertà subìta e scelta e la condivisione da poveri coi poveri.

Vorrei qui recuperare solo alcune riflessioni offerte da Boff riguardo al tema della santità, a partire proprio dalla vita del poverello di Assisi.

«In ogni grande santo convive sempre un grande demonio. Le vette della santità fanno da contraltare agli abissi della umana fragilità. Dietro il santo si nasconde un uomo che ha conosciuto gli inferni degli abissi umani e la vertigine del peccato, della disperazione e della negazione di Dio. Ha lottato come Giacobbe con Dio (Gn 23) ed è uscito segnato da questo combattimento. 

Nel cuore di ognuno abitano santi e demoni; la passionalità ha radici in tutto il tessuto umano; istinti di vita e di morte lacerano l’interno di ogni persona; impulsi di ascensione, di comunione col diverso e di donazione convivono con le tensioni dell’egoismo, del rifiuto e della meschinità. Tutto questo non è assente dalla vita dei santi. E se sono santi è perché avvertirono tutto questo, ma non acconsentirono alle energie distruttrici, al contrario seppero affrontarle, non soggiacere e canalizzarle per un progetto di bontà. 

Francesco fu per opera e grazia del Mistero, un vir desiderorum, cioè un uomo posseduto dalla forza del desiderio, bruciato dalla forza vulcanica dell’Eros e del Pathos. In lui vive ‘una forza della natura’ incentrata sulla comunione e sulla comunione con la natura, coi poveri, col Crocifisso e con Dio, forza che si irradia su di noi fino ai nostri giorni.

Per loro natura l’Eros e il Pathos – costituendo l’energia di base della vita umana [che si può definire daimon/demone, forza che può essere angelo o demonio ma che comunque trascina, muove, crea]– si espandono in tutte le direzioni. Per questo, siamo sempre di fronte a una forza che si presta sia alla costruzione che alla distruzione. Può prendere le persone, possederle, sia in vista delle espressioni più alte dell’amore come di quelle più basse dell’odio. Odio e amore sono articolazioni di una stessa passionalità; è una stessa energia che li percorre, sebbene in direzione opposte. […] La coesistenza di questi due poli non può essere distrutta. Essa può e deve, tuttavia, essere canalizzata e orientata.

A questo punto Boff indica dove risiede l’autentica santità cristiana: non nell’uomo che come freccia prende la direzione e la mira, ma nell’uomo come cerchio che ingloba e integra.

Il santo è l’uomo integrato, colui che ingloba tutte le forze positive e negative che lo costituiscono. Se non sono accettate/integrate tutte le forze, ma solo quelle positive – la cosiddetta perfezione –  la vita diventerà drammatica, perché le forze negative reclameranno comunque il loro diritto ad esistere. Non possono essere distrutte. Negate (mediante il controllo) sì, ma non distrutte. È qui che nasce, dice Boff, la spiritualità e teologia delle virtù: la ricerca della perfezione attraverso la vita virtuosa. In quest’ottica hanno diritto di esistere solo luce, bontà, positività. Tutto il resto, la zona umbratile dell’esistenza, viene posta sotto controllo.

È il modello di santità – e di cristianesimo – che s’andò ad affermare soprattutto dal 1500 in poi, guarda caso quando anche nella spiritualità  entrò con forza il dominio della ragione. In quest’ottica il santo cristiano è un controllore perfetto di tutti i suoi istinti, un migliorista in vista della perfezione, e comunque sempre duro, rigido e spesso senza cuore.

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