Yossl Rakover si rivolge a Dio

Yossl Rakover

Zvi Kolitz, Yossl Rakover si rivolge a Dio, Adelphi

«Credo nel sole, anche quando non splende; credo nell’amore, anche quando non lo sento, credo in Dio anche quando tace». (da una scritta su un muro di un rifugio di ebrei a Colonia).

1943: il ghetto di Varsavia è circondato ed è dato alle fiamme. Uno dopo l’altro cadono tutti i suoi difensori. In una delle ultime case in cui ancora si resiste è presente Yossl Rakover, che persa la moglie e i suoi bambini, trucidati dalla follia nazista, prende un foglio di carta, e comincia a scrivere alcune pagine che passeranno alla storia come attestazione altissima di una fede incrollabile nel proprio Dio.

Un piccolo libro, solo 18 pagine – il resto è l’importante postfazione di Emmanuel Lévinas – ma gigantesco nella sua portata spirituale.

«Io credo al Dio d’Israele, anche se Egli ha fatto di tutto per spezzare la mia fede in Lui. I miei rapporti con Lui non sono più quelli di un servo di fronte al padrone, ma quelli di un discepolo di fronte al Maestro. Io credo alle Sue leggi, io L’amo. E anche se mi fossi ingannato nei suoi confronti, continuerei ad adorare la sua Legge… Tu dici che noi abbiamo peccato: certamente noi abbiamo peccato; e ammetto anche che noi veniamo puniti per, questo; tuttavia, vorrei che Tu mi dicessi se c’è un peccato sulla terra che meriti un tale castigo.

Il sole tramonta e io Ti ringrazio, Dio, perché non lo vedrò più sorgere. Dei raggi rossi piovono dalla finestra: il pezzetto di cielo che io posso vedere è fiammeggiante e fluido come un flusso di sangue. Tra un’ora, al massimo, sarò riunito a mia moglie, ai miei figli e ai migliori dei figli del mio popolo, in un mondo migliore, in cui i dubbi non domineranno più e Dio sarà l’unico sovrano. Muoio sereno, ma non soddisfatto; da uomo abbattuto, ma non disperato; credente, ma non supplicante; amando Dio, ma senza dire ciecamente: Amen.

Ho seguito Dio anche quando mi ha respinto. Ho adempiuto il suo comando anche quando, per premiare la mia osservanza, Egli mi colpiva. Io L’ho amato, Lo amavo e Lo amo ancora, anche se mi ha abbassato fino a terra, mi ha torturato fino alla morte, mi ha ridotto alla vergogna e alla derisione. Tu puoi torturarmi fino alla morte, io crederò sempre in Te; Ti amerò sempre, anche se non vuoi. E queste sono le mie ultime parole, mio Dio di collera: Tu non riuscirai a far si che io Ti rinneghi. Tu hai tentato di tutto per farmi cadere nel dubbio, ma io muoio come ho vissuto: in una fede incrollabile in Te. Lodato sia il Dio dei morti, il Dio della vendetta, il Dio della verità e della fede, che presto mostrerà nuovamente il Suo volto al mondo e ne farà tremare le fondamenta con la Sua voce onnipotente.

Shema’ Jsrael, Adonaj Elohenu, Adonaj echad. 

Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno».

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